I semi del potere

10 Ott

In questa prima puntata della nuova stagione di Terranave parliamo di semi e di come sia diverso l’approccio dell’agricoltura contadina rispetto a quella dell’agricoltura industriale riguardo alla loro conservazione e circolazione. Quali sono gli impatti dell’agricoltura agroindustriale sulle varietà vegetali? E quali le alternative messe in campo? A risponderci, esperti nazionali e internazionali. In chiusura, “Lu cuntu”, una raccolta di favole, storie e racconti.

 ”L’agricoltura contadina è ancora quella più vicina al lavoro delle persone e alla cultura delle comunità, ai bisogni più elementari e a un’economia ciclica, praticata per professione o passione o necessità da chi mangia i propri prodotti perchè produce prima di tutto per sé e la propria famiglia e poi anche per vendere”.  I semi e la terra, Massimo Angelini

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Da secoli lo scambio di semi e sementi non ha solamente un obiettivo di natura commerciale, ma significa anche scambio di idee, culture, buone pratiche. Ed è grazie all’agricoltura contadina, ancora straordinariamente diffusa in Italia, che fino ad oggi si sono conservate sementi e varietà. Grazie cioè al sistema di produzione tradizionale e informale. I semi prodotti in questo sistema sottostanno a un modello ciclico, in cui il seme è sia prodotto sia strumento riproduttivo. Mantenere vivo questo sistema però oggi è sempre più una sfida. Il panorama è cambiato radicalmente da quando le industrie hanno iniziato a selezionare e commercializzare i semi, secondo logiche di mercato, e trasformando il modello ciclico della produzione informale in modello lineare, in cui gli agricoltori si trovano ad essere semplici acquirenti di semi. La più grave conseguenza della progressiva separazione dell’attività agricola dalla produzione sementiera è la perdita di diversità, e le sue conseguenti ricadute sull’ecosistema.
Secondo i dati dell’associazione Navdanya, il 75% del mercato delle sementi oggi è in mano a 5 multinazionali, le specie di piante coltivate sono poco più di 150 e la maggior parte dell’umanità si sfama con non più di dodici specie. A chi sostiene poi che i semi delle multinazionali, anche se pochi e monotoni, sono più resistenti di quelli diffusi tra chi pratica un’ agricoltura contadina, si può rispondere con una semplice osservazione: le varietà tradizionali, quelle cioè selezionate e tramandate dalle comunità rurali, si sono adattate nel tempo ai cambiamenti di clima e luogo dove anno dopo anno si sono riprodotte. Un cambiamento lento e graduale, avvenuto in armonia con le innovazioni introdotte dagli agricoltori e nel solco della continuità. Per tutte queste ragioni sono varietà decisamente più stabili e forti.

Proprio in questi giorni la Commissione Europea ha presentato la proposta di nuovi regolamenti sulla commercializzazione del materiale di propagazione vegetale. Il testo presenta una serie di aperture, anche grazie al lavoro di associazioni e reti, ma manca ancora qualcosa. “Il nuovo testo per la prima volta riconosce che lo scambio di semi tra operatori non professionali, quindi agricoltori e hobbisti, è fuori dalla legislazione sementiera” spiega Riccardo Bocci, della rete Semi rurali “ma non è esplicitato che per gli agricoltori la produzione e vendita del seme è un attività secondaria, perchè la prima rimane la produzione agricola”.

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L’articolo della settimana di Comune-info: La strada dei bambini

Ospiti della puntata:

Massimo Angelini, Consorzio della Quarantina
Riccardo Bocci, Rete Semi Rurali
Maria Grazia Mammuccini, associazione Navdanya
Ramon Vera Herrera, Red Nacional en Defensa del Maìz

Hanno contribuito Claudio Pozzi e Aldo Zanchetta

In redazione:

Andrea Cocco

A leggere la favola di Lu Cuntu: Paolo

Terranave è un programma a cura di Marzia Coronati

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